L’approccio life-cycle nella previdenza complementare. E' un meccanismo di gestione sul medio/lungo termine dell’investimento che libera l’aderente dal compiere, spesso con poca consapevolezza, scelte di gestione nel tempo. Sorprende il fatto che al momento pochi fondi negoziali lo prevedano al proprio interno.

I meccanismi di life-cycle nell’ambito dell’investimento finanziario, soprattutto di tipo previdenziale, prevedono la costruzione di un’asset allocation (composizione qualitativa e quantitativa degli strumenti finanziari scelti per l’investimento) che varia automaticamente nel tempo man mano che l’investitore si avvicina alla data obiettivo (tipicamente il momento della pensione).

In buona sostanza si configura in una sorta di “pilota automatico” nell’ambito di una strategia di investimento di medio/lungo termine che, nel caso previdenziale, adempie ad una finalità di tipo sociale e necessariamente integrativa della pensione pubblica. Il montante finale ottenuto dalla fase di accumulo dei contributi (personali e, nel caso del lavoratore dipendente, datoriali e legati alla quota di TFR) e della loro gestione finanziaria diviene un fattore strategico per l’aderente, che può così contare su un’ulteriore fonte di reddito una volta uscito dal mercato del lavoro.

Come qualsiasi investimento finanziario la sua ottimizzazione dipende dalla scelte operate nel tempo. In presenza di un investitore razionale (ossia di un soggetto in grado di valutare correttamente gli strumenti finanziari, il loro prezzo corrente, le aspettative sui flussi di cassa rispetto al rischio, il quadro normativo di riferimento e via dicendo) la logica del lungo termine risponde all’esigenza di controllare il flusso di risparmio per migliorare il consumo presente e futuro, in considerazione del fatto che nel tempo si modificano le esigenze del consumo poiché la produttività del capitale umano tenderà a diminuire e il reddito da lavoro ad un certo punto svanirà. La pianificazione finanziaria di lungo termine pertanto trae la propria essenza nel tenere insieme il presente ed il futuro dell’individuo e del suo nucleo familiare.

Nella maggior parte dei casi però gli investitori non sono razionali, se va bene sono dotati di conoscenze finanziarie decisamente elementari e in ogni caso insufficienti per sostenere le scelte di investimento. Come evidenziato dagli studi del Premio Nobel 2002 per l’Economia Daniel Kahneman[1] e Amos Tversky le persone formulano le proprie decisioni di acquisto sulla base di logiche informali e semplificate (euristiche), sicuramente ragionevoli ma caratterizzate da un limitato grado di sforzo e soprattutto senza considerare grandi quantità di elementi informativi. Le euristiche sono in buona sostanza delle scorciatoie della mente non in grado di garantire che le persone arrivino a scegliere le migliori opzioni disponibili rispetto alle loro esigenze e generano degli errori sistematici (bias).

Da ciò si comprende come la disponibilità di una soluzione automatica che permetta in questo modo l’allocazione degli investimenti previdenziali presenta indubbi vantaggi, liberando l’aderente dall’impegno di monitorare sistematicamente l’investimento, alleggerendo il carico emotivo e contribuendo a dare vita ad una soluzione sostanzialmente ottimale per la maggior parte degli individui.

La regola su cui si fonda l’approccio life-cyle è di fatto molto semplice e prevede di ridurre progressivamente e automaticamente, rispetto all’età dell’aderente alla previdenza complementare, l’esposizione azionaria (considerata quella più dinamica e rischiosa) del portafoglio man mano che ci si avvicina all’orizzonte temporale di riferimento (il momento del pensionamento) con l’obiettivo di:

  • trarre vantaggio della crescita di lungo periodo dei mercati azionari;
  • proteggere nel tempo il patrimonio accumulato;
  • affrancarsi dalle possibili sorprese dell’ultimo momento.

Il meccanismo rientra tra le pratiche di contenimento del rischio che il legislatore europeo ha previsto con il Regolamento UE 2019/1238 sui prodotti pensionistici paneuropei (PEPP). Con la Relazione Covip (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione) del 7 giugno 2023, riferita all’attività del settore previdenziale nel 2022, si rileva che complessivamente sono 40 le forme pensionistiche che offrono questo approccio.

Sorprende, in senso negativo, il fatto che i fondi negoziali (derivanti dalla contrattazione collettiva) risultino il contesto nel quale il meccanismo life-cycle risulti meno presente; sono infatti soltanto 4 fondi (Previmoda, Pegaso, Telemaco e Solidarietà Veneto) su 33 a prevederlo. Ciò confligge non poco con i principi ispiratori dei fondi chiusi (non collocati dalla reti di vendita e a parità di performance con gli altri si rivelano più remunerativi per gli aderenti in virtù della non incidenza del flusso di provvigioni per i collocatori) che si basano su un naturale principio di estensione della contrattazione.

Fanno addirittura meglio i fondi aperti con 10 fondi su 40 e i PIP con 26 su 68. Il mercato pertanto si rivela più attento alle esigenze degli investitori, evidenziando la necessità di porre una maggior attenzione al tema da parte degli addetti ai lavori nell’interesse degli aderenti alla previdenza complementare.

 

[1] Kahneman, D. (2011), Pensieri lenti pensieri veloci, Mondadori

 

 

 

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